SANTA MARIA NOVELLA STORIA – QUARTA PARTE

2. La Chiesa

Il Campanile

Sulla destra della chiesetta antica si ergeva una grossa torre usata come posto di guardia per avvistare gli incendi, molto frequenti nel medioevo.
Nel XIV secolo la torre servì da base per l’attuale campanile, la cui costruzione risale all’inizio del Trecento. Alto 68,80 m. si innalza sul tetto della chiesa con tre piani di bifore e trifore, fregiati da archetti, e termina con una svettante guglia a piramide in laterizio.

 

L’interno

L’interno è a tre navate, ha la forma di croce latina e misura 99,20 m. di lunghezza e 28,20 m. di larghezza. Il transetto è di 61,54 m.
Il soffitto è a volta, gli archi e i finestroni sono a sesto acuto. Fasci di colonne, terminanti con capitelli scolpiti a fogliame, sorreggono gli archi. La distanza tra i pilastri è irregolare e diminuisce dalla facciata verso la crociera: oltre che per motivi di equilibrio statico, ciò serve ad accentuare il senso di profondità.

La navata centrale è illuminata da occhi aperti al di sopra del tetto delle navate minori, queste invece hanno stretti finestroni con vetrate moderne.

Originariamente la chiesa era divisa in due parti: quella inferiore, dall’ingresso fino ai pilastri sopra i gradini, detta chiesa dei fedeli (con il pulpito in posizione centrale) e quella superiore o coro dei frati.
Tra i pilastri sopra i gradini si elevava un ponte che divideva le due parti a modo di iconostasi. Al ponte erano addossati quattro archi con altrettanti altari. Sulle pareti della chiesa, tutte istoriate, erano altri sei altari con figure dei santi.

Nel 1365 fu realizzata la vetrata dell’occhio della facciata. Al centro campeggia l’Incoronazione della Vergine e intorno danzano e suonano una schiera di angioletti. Il disegno è di Andrea di Bonaiuto da Firenze, che contribuì anche alla pittura dei vetri.

Con il grande restauro vasariano del 1567, voluta da Cosimo I, vennero tolti il ponte e gli altari (rifatti poi tutti uguali, uno per arcata) e trasformate le finestre delle navate laterali da gotiche in rinascimentali.
In un secondo restauro, eseguito negli anni 1858-1860, fu rimaneggiata tutta la chiesa. L’architetto Enrico Romoli ripristinò le finestre gotiche e rifece la pavimentazione con marmi bianchi e neri. Nelle finestre furono collocate le vetrate con figure degli apostoli su disegno di Giuseppe Fattori (i colori e le iscrizioni trovarono simmetrica sistemazione tra i pilastri).
Lo stesso Romoli progettò l’altare maggiore, che ancora si vede, in sostituzione di quello rifatto da Giuseppe del Rosso nel 1804.

Da qualche decennio, con un altro restauro, è stata rimessa in luce l’ornamentazione trecentesca degli archi (degne di nota le figure dei santi nei sottarchi).

(continua)